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sabato 31 dicembre 2011

Monte Sibilla [11/08/2010]

I monti Sibillini prendono il nome dalla Sibilla appenninica, figura pagana di oracolo/sacerdotessa/maga che, secondo il mito ed alcune leggende popolari, risiedeva in questi luoghi descritti come un reame fatato e magico. Per la precisione ella abitava in una grotta posta sulla sommità di un monte: il monte Sibilla, appunto.
Tra i percorsi più suggestivi che si possono seguire all'interno di questo reame vi illustriamo l'ascesa a questo leggendario monte, fino a raggiungere la grotta stessa. Abbiamo compiuto l'escursione poco prima di Ferragosto.

Si arriva in macchina al piccolo paese di Montemonaco (il cui nome d'origine era Mons Daemoniacus...), ricco di folclore e leggende. Da qui già si può scorgere il monte in maniera definita: la sua sommità è circondata da una corona rocciosa, segno peculiare che lo rende subito riconoscibile.


Superato il paese si seguono le indicazioni per Isola S. Biagio fino al bivio dove inizia la strada per il Rifugio Sibilla. Si può proseguire in macchina fino al rifugio stesso, a quota 1540, percorrendo una strada bianca che si inerpica a zig-zag. Non ci sono guard-rail: lo strapiombo vi seguirà per tutto il percorso.
Il rifugio è aperto e funzionante, e dispone di bar, ristorante e camere.
Da qui si può proseguire solo a piedi scegliendo una delle due vie: la più comoda (che è anche la più lunga) consiste in un largo sentiero che ferisce il monte come una "Z",


mentre l'altra (che abbiamo scelto) richiede uno sforzo iniziale a causa del dislivello della prima parte, che però ci permette di raggiungere il crinale e da lì proseguire sulle creste della catena montuosa, godendoci il panorama di entrambi i versanti.



A destra riusciamo a scorgere le Gole dell'Infernaccio,


mentre a sinistra riconosciamo in lontananza il monte Vettore.


Dopo una lunga camminata arriviamo di fronte alla corona rocciosa,


una parete verticale alta circa 3 metri: bisogna scalarla, ma con un po' di attenzione è un'impresa fattibile nonostante l'assenza della corda che aiuterebbe non poco (i passanti c'erano, ma la corda... no!).



Oltrepassato questo ostacolo troveremo, a qualche decina di metri, la famosa grotta (o meglio, quel che ne resta). Purtroppo la volta del vestibolo è stata fatta crollare da mani inesperte, e grandi massi hanno ostruito il passaggio. Nonostante ciò è impossibile non riconoscerla, e nelle vicinanze sono ancora presenti ferri e assi che servivano un tempo a picchettare la volta.


Sono presenti numerosi spiragli tra un masso e l'altro, e in questi piccoli punti la neve, d'inverno, si scioglie subito.


Leggendo il romanzo geografico medievale "Nel paradiso della regina Sibilla" del cavaliere francese De La Sale, o il più conosciuto "Guerrin Meschino" di Andrea da Barberino, apprendiamo che la grotta costituiva una sorta di centro oracolare meta di numerosi pellegrini (cavalieri, alchimisti, esoteristi, avventurieri) che venivano a chiedere responsi alla Sibilla. Non sappiamo quanto di questo sia mito e quanto realtà.


Altre fonti popolari parlano di un intero mondo sotterraneo situato nel ventre del monte, a cui si accedeva appunto dalla grotta. Questo mondo era popolato da fate, che facevano capo alla stessa Sibilla.


Sacerdotesse di un culto pagano matriarcale preesistente? Fantasie popolari? Non lo sappiamo, ma i vecchi delle piccole frazioni di Montemonaco ancora parlano delle fate che giungevano fino alla frazione Foce per ballare, il venerdì sera... E dicono che per fare prima esse utilizzassero uno scalone scavato all'interno del monte.

A chi volesse avere un'idea di come fosse il vestibolo della grotta consigliamo di recarsi al Museo della Sibilla di Montemonaco, dove ne è presente una ricostruzione a grandezza naturale basata su studi effettuati nel secolo scorso.

A nostro avviso la Sibilla ed il suo regno sono forse lo spirito del luogo per eccellenza di questo territorio piceno, e per sentirne l'essenza e la magia non esiste altro modo che quello di percorrere questo cammino quasi "iniziatico" e visitare questi luoghi, scrutandoli in silenzio una volta raggiunta la meta.



Numerosi sono i ristoranti e gli alberghi della zona, dove potrete rifocillarvi al ritorno dalla vostra escursione e magari fermarvi a dormire: noi abbiamo trascorso delle ore liete, parlando di leggende davanti ad una lauta cena, in un luogo chiamato proprio Guerrin Meschino.